mercoledì 27 agosto 2008

IL PUNK: L'ESTETICA DEL KITSCH.

“Si offriva alle macchine fotografiche nella propria inespressività, nella rimozione dell’ espressione, il rifiuto di parlare e di essere collocato.
Questa linea- il solipsismo, la nevrosi, la rabbia cosmetica-
aveva le sue origini nel rock.”

Nato con gruppi come Sex Pistols e The Clash, incarnato da personaggi ‘rivoltanti’ come Jhonny Rotten e Sid Vicious, il punk è diventato astutamente uno stile sottoculturale alternativo e provocatorio, prima di seguire l’inevitabile parabola del successo, dell’assorbimento del sistema e della trasformazione nella moda in un look da strada.
All’apice- o al punto più basso- dell’eccesso del kitsch, del cattivo gusto, degli anni della disco, i punk rianimano il mito della pelle, avendo ora il modo di modificarne le sovversive connotazioni.
Il loro stile non era quello di imitare i motociclisti anni Cinquanta o quello dei rockers anni Sessanta , ma piuttosto a richiamare l’ attenzione a descrivere e analizzare quello che era, per loro, un meticoloso rituale ben codificato: l’abito cerimoniale rappresentato dal sacrosanto giacchetto di pelle. Gli squarci, gli strappi, le borchie, gli accessori di pelle fetish e l’esplosivo taglio di capelli mostravano chiaramente una posizione aggressiva combinato a un certo piacere derivato da effetti e da artifici.
Questioni di artificio e di autobiografia giocarono anche una parte importante all’interno del punk, che può essere spiegato dal trasformista David Bowie.
Il suo costante uso di artifici influenzò la formazione del punk attraverso la versione dell’eccesso visivo e della trasgressione che condivideva anche con Alice Cooper. Come questo, Bowie mise deliberatamente in opposizione il naturale aspetto del rock in jeans con una serie di immagini espressamente costruite.
Nel 1971 Bowie fu descritto da un giornalista ostile del Daily express come “La popstar con le palpebre verde veleno e i capelli a spazzola da gabinetto arancione.”
Le differenti immagini dei primi anni settanta ruotavano intorno a idee o connotazioni ambigue di travestimento e bisessualità. Il punto centrale per Bowie, dunque, stava nel gioco della distinzione tra prima e terza persona. L’artificio e l’esagerazione rendevano ambiguo qualsiasi semplice riconoscimento come se fosse un travestito o un bisessuale. Tra gli artisti punk tale confusione fu rara, anche se occasionalmente fu enfatizzata da Siouxsie Sue
in alcune delle sue prime apparizioni attraverso forme androgene.
Invece lo stile visivo punk, come l’ atteggiamento nei confronti dei testi musicali, sembrava più interessato alla de-sessualizzazione. I musicisti mettevano in scena se stessi in modo da apparire piuttosto non attraenti in termini convenzionali, oppure utilizzavano l’artificio e l’esagerazione nel tentativo di parodiare gli accessori d’abbigliamento feticistico, della sessualità ufficiale: questo era l’intenzione che motivava l’uso di pantaloni bondage, delle calze a rete ecc..
I principali antecedenti musicali del punk, come il pub rock e il glam rock offrivano due immagini visive contrastanti. Il pub rock significava jeans e T-shirt ( che significava a loro volta informalità, una reazione contro l’accuratezza dell’abbigliamento delle superstar), mentre il glam, attraverso Bowie, Bolan e così via, si colloca praticamente all’estremo opposto. Entrambi però costituivano un punto di partenza per la sartoria dei gruppi punk.
I New York Dolls incominciarono a creare i fondamenti del movimento punk; il loro modo di vestire in pelle rossa si basava sulle guardie Rosse di Mao in Cina.

Nello stesso periodo, il famosissimo manager dei Sex Pistols, Malcolm McLaren creò l’immagine di questo gruppo oltraggioso, volendo concepire una nuova forma per la musica rock. Johnny Rotten, il leader del gruppo, si esibiva sul palco a volte con abiti vecchi arricciati con spilloni di sicurezza mentre il più delle volte indossava magliette strappate e logorate sopra a dei pantaloni in pelle aderentissimi con legacci di cuoio che passavano da un ginocchio all’altro, i cosiddetti pantaloni bondage usati specialmente dagli addetti del feticismo.
Il suo seguace, il famosissimo Sid Vicious, invece, si mostrava con segni di auto-lesioni, a torso nudo con catene e lucchetti intorno al collo in pantaloni di pelle decorati con borchie di metallo. Dopo la sua scioccante e scandalosa apparizione in televisione, fu censurato dai media inglesi. Il look dei Sex pistols aggiunse una serie di elementi nuovi alla base di jeans e giacche di pelle. Alcuni di essi ebbero breve vita e non arrivavano a diventare parte della moda punk corrente. Tra questi cravatte vistose, gilè con maglioni di mohair rosso e corpetti. Tra le innovazioni fondamentali vi furono invece magliette strappate, pantaloni aderenti lucidi e poi pantaloni sado-maso, oltre a una serie di accessori: braccialetti e cinghie decorati con borchie, catene, spille di sicurezza, crocifissi e collari da cani. L’insieme era coronato dai capelli dritti, anche se l’uso di tingerli a colori vistosi fu adottato in seguito dai fans.
Un'altra figura che originò il look del punk fu Billy Idol, che incominciò la sua carriera come cantante per il gruppo “Generation X”. In effetti lui portava capelli cortissimi ossigenati e sfoggiava capi in pelle mostrando i suoi esorbitanti tatuaggi,
anche se la sua musica si avvicinava più al rock-pop che al punk.
A Londra, alla King’s Road, i look vanno e vengono, a volte con velocità allarmante. Come spiega Chris Sullivan, nel suo libro Punk “camminando lungo King’s Road un sabato si possono vedere le mode, gli stili degli anni Cinquanta e Sessanta; la pelle, la gomma, il caucciù, i metalli e ascoltare rock’n’roll, dub, funk e soul degli anni Sessanta . Si ha l’impressione che potrebbe succedere di tutto e che si potrebbe indossare qualsiasi cosa. Ed è quello che accade in entrambi i casi”. Al numero 340 della King’s Road, Vivienne Westwood e Malcon McLaren aprirono un negozio d’abbigliamento chiamato “Let it Rock”, che dal 1971 fu frequentato dai leggendari rockers e dai teddy boys. Nel 1974 lo modificarono sai nel nome “Seditionaries” sia nel genere vendendo accessori fetish e sado-maso. L’anno seguente la coppia della moda, ribattezzarono il negozio in “Sex” .

Dietro un’insegna rosa shocking di plastica, si vendeva tutto quello che ha fatto dello stile punk come noi tutti lo conosciamo: abiti strappati e perforati da spille, accessori sadomaso, catene, anfibi e pantaloni di pelle nera, lacci e lamette, collants a rete, scarpe con alti tacchi a spillo. Lì dentro si vendeva un mondo alla rovescia, fatto di antagonismi: anticristi, svastiche, crocifissi capovolti. Inoltre c’era Jordan, idolo del mondo punk, che accoglieva i clienti in calzamaglie strappate e con abiti di gomma.
Al puro e semplice contrasto delle camicie degli hippy a motivi chiari e floreali, Vivienne Westwood fantasticava con magliette rappresentati immagini porno, slogan aggressivi e anarchici, minigonne di pelle e lattice e pantaloni bondage attillatissimi con appunto le cinghie. Con un altrettanto pizzico di ironia, le cravatte in pelle divennero sottili come bastoncini, mostrando un po’ di sarcasmo di fronte ad un mondo che precipitava sempre di più.
“Ciò che Vivienne Westwood chiama ‘abbigliamento da sfida’, diventa evidente la rottura tra naturale e artificiale. Veniva attribuito valore intrinseco al perverso e all’anormale che erano trasportati nelle strade, dove mantenevano le loro connotazioni proibite”.
A un certo punto i cambiamenti e le innovazioni si irrigidiscono in un “punk look” di base, con una gamma di varianti possibili. I suoi princìpi di organizzazione si basavano sull’uso della fasciatura e dello strappo. Lontanissimi dai vestiti svolazzanti e larghi dell’epoca hippy, quasi tutti gli indumenti maschili e femminili erano stretti, fascianti e aderenti al corpo. Il punk riprese, in un certo livello, la tendenza degli anni Settanta: quello di portare alla luce il repertorio d’immagini bondage e del suo sado-masochismo.
Il punk look prese quelle immagini dalle riviste pornografiche e dalla decadenza chic per incorporarle in uno stile d’abbigliamento da strada insieme agli oggetti più quotidiani come spille di sicurezza e sacchi della spazzatura.
L’impellente desiderio di scioccare per mezzo dell’esibizione, di ciò che avrebbe dovuto essere nascosto è il tema chiave del punk, in fatto che gli indumenti rifiutavano di essere addomesticati ostentando la propria natura provvisoria.
La cultura di massa diventa disperatamente vitale: gli abiti strappati, aggrediti dall’energia, suggeriscono il sesso e, come la stessa musica punk, sottintendono una distruzione creatrice del nuovo. Le magliette e gli altri indumenti bucati e strappati, come l’orecchio, il naso e anche la bocca trafitta da spille, potevano provocare un effetto di shock oppure il procedimento poteva venir incorporato dal mondo della moda come ad esempio attraverso il riconoscimento specialmente delle spille come un nuovo tipo di decorazione e di gioiello.
All’incirca di qualche anno, anche Parigi fu raggiunta dal fenomeno punk. Le ragazze si comprimevano in pressanti corpetti e bustini, le gambe ermeticamente costrette in calze a reti tenute da reggicalze, mentre i ragazzi erano vestiti in pelle nera con scarpe a punta. “Il cattivo gusto esulta” come si legge in alcune righe di un articolo del quotidiano francese Le Monde.
Allo stesso momento sulla scena di New York imperversava l’Underground che stava prendendo forma con Patti Smith, The Ramones, The Cramps, i Velvet Underground di Lou Reed, che sono considerati insieme a Iggy Pop, i padrini del punk.
I Ramones vestivano in uno stile che divenne un classico: jeans bucati e strappati alle ginocchia, delle semplici magliette indossate sotto alla giacca di pelle nera che alcune volte portava delle catene sulle spalline; mentre i Cramps furono il primo gruppo a lanciare il genere “Psychobilly”- una combinazione impossibile tra il punk e il rockabilly - creando uno stile da film horror: pantaloni di pelle o a imitazione, chiffon e tessuti leopardati completati da un intero assortimento del corredo fetish. Una volta che il punk stava sfumando, un’ondata gelida fu introdotta da Joy Division sviluppando un sobrio ricambio estetico che alcuni anni dopo, si trasformerà nello stile Gotico con gruppi musicali come ‘Sister of Mercy’ e i ‘The cure’. I vestiti erano essenzialmente in pelle nera, ma si trovano anche impermeabili color cachi, giacche militari e gabardine pesante; “Sembravano usciti da un film di Hitchcock” li definisce un articolo “Le Monde” del 1979. Anfibi, pantaloni in pelle e giacche a collo alto formavano l’apparenza di queste futuristiche guardie persi in un Inghilterra zoppicante sul limite di una seria recessione. A partire dal 1978 i musicisti che avevano un background punk scelsero la strada realista-populista oppure quella sperimentale- d’avanguardia. E il crollo della vecchia unità punk fu messo sempre più in evidenzia dalla nuova musica pop che dava per scontato che il punk non contasse più a nulla. Fin dal dicembre ’77 qualcosa chiamato come “power pop” fu propagandato come alternativa spensierata al punk. Attraversato fin dalle fondamenta da quelle spinte e pressioni conflittuali, il punk ha avuto un momento di gloria breve ma ha prodotto effetti che sono stati e restano di grande portata.


Ragazzi punk a Londra in King’s Road, 1980. Il punk come stile giovanile minaccioso
e provocante non cessò di esistere. Al contrario fu istituzionalizzato addirittura della
moda (senza esclusione dell’alta moda) durante gli anni ottanta e anche nei
novanta inoltrati.

Negli anni Ottanta il termine punk era diventato un aggettivo del discorso della moda, denotando così non una sottocultura o un atteggiamento, ma semplicemente certe variazioni, relativamente poco comuni, nel colore dei capelli o nell’uso di accessori.
Il punk look si sviluppo in un ambiente caratterizzato da un’estrema consapevolezza della moda, il centro del cui potere stava nella sua
capacità di ridurre qualsiasi elemento visivo a novità stilistica.
L’industria onnivora della Haute couture, avida di nuove fonti di ispirazione, aveva messo occhio sul punk fin dal 1977, quando “Cosmopolitan” pubblicò un servizio sull’ultima collezione di follie d’alta moda firmata Zandra Rhodes, che consisteva interamente su variazioni del tema punk. Le modelle erano soffocate da montagne di spille di sicurezza e di plastica (le spille erano prodotti di gioielleria, la plastica era invece un satin lucido) e l’articolo che accompagnava il servizio terminava : “Scioccare è chic” annunciando l’imminente decesso della sottocultura.
Ciò non equivale però a sostenere che l’interfaccia punk- moda esaurisca tutti i significati e i valori del punk look. Ma come si sa, emerse in un contesto di vendita di vestiti usati ossia il negozo tenuto da Mclaren e la Westwood, dove la moda si interfacciava con un
desiderio di scioccare: le catene, le borchie e i vestiti di pelle nera che inventarono appunto il punk.
Dopo il punk, Vivienne Westwood fece ritorno alla di moda divenendo un enfant terrible della haute couture.
Sperimentò altri generi e
nell’autunno del 1981 propone il look New Romantic alle sfilate ufficiali, passando dal negozio e dalle strade alle passerelle, con una collezione chiamata “Pirata” dedicata ai fuorilegge di tutti i tempi. Questa nuova tendenza rielabora in modo ancor più spettacolare, con rimandi al costume storico, le istanze del punk: corsetti di velluto e pelle, pantaloni da bucaniere, camicie con pizzi e jabots, gonnellini alzati su un lato per scoprire mutandoni. Poi ancora sottovesti di sangallo con calze di pizzo, giustacuore e cinturoni di cuoio, stivaletti stringati, catene e accessori metallici. Ha ripreso il passato ottocentesco dei corsetti, dei cilindri, degli indumenti da cavallerizzo, di tutto il bon ton, per accostarlo ad elementi imprevedibili e di contrasto.
Le collezioni anno dopo anno si ripetono con uguale successo e scalpore.
Il tutto in un miscuglio di stile e tendenze, di tessuti poveri e preziosi, di accessori sado-maso, di pettinature punk e di maquillage pesanti e volgari esibiti con un’aria di sfida alla decadenza con il compiacimento di sconcertare
con la divertita ironia del gioco. Il gusto del mescolamento di cose diverse, di accoppiamenti sconvenienti che procurano però quel godimento estetico dell’eccesso, si spiega proprio nella metafora del sesso. Se la metafora della sua moda è il sesso, allora il suo stile è promiscuo, godereccio e libertino.
Nel sistema, ma fuori dal sistema, Vivienne Westwood diventa l’esempio dell’alternativa.
Una creatrice di moda con il coraggio dell’autenticità.















Vivienne Westwood

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